Circa 2 milioni di cittadini entrano quotidianamente nelle 17.500 farmacie italiane. Quali rapporti si instaurano con i farmacisti che in esse operano? I cittadini sono soddisfatti?
Le indagini condotte in questi anni da vari importanti istituti di ricerca e da associazioni di consumatori non lasciano spazio a dubbi. I cittadini considerano il farmacista un interlocutore competente e cordiale, sempre disposto al colloquio per fornire chiarimenti ed utili informazioni. Di solito, gli utenti chiedono notizie sul farmaco da usare, sulle modalità di assunzione e sugli eventuali effetti collaterali.
Per quanto riguarda i farmaci senza obbligo di ricetta, il farmacista in farmacia può consigliare bene il cittadino perché lo conosce e dalle ricette sa anche quali medicinali gli sono stati prescritti dal medico. Né mancano le richieste di informazioni sul funzionamento del S.S.N. e sui servizi sanitari in funzione sul territorio o su «terapie complementari» come l’omeopatia e la fitoterapia.
Naturalmente, nel corso del colloquio possono presentarsi situazioni che richiedono il rispetto della privacy. Ed ecco, in molte farmacie, urbane o rurali, grandi o piccole, è già sorto «l’angolo del consiglio», dove farmacista ed utente possono parlare serenamente, in tranquillità. Ciò non è di poco conto. Specie nelle aree metropolitane, dove più si avverte il senso di solitudine e di apprensione, ricevere un’attenzione personale per la tutela della salute, costituisce un servizio da non sottovalutare anche sotto il profilo sociale.
«L’angolo del consiglio», infatti, restituisce ai cittadini quel senso di dignità e di importanza che spesso va invece perduto nell’anonimo e formale rapporto con altre strutture sanitarie.
*tratto da Calendario della Salute 2007